Intervistiamo Marco Siclari,  attaccante del Bocale, che  nella “sfida di StadioRadio” contro Valerio Saffioti della Laureanese ha vinto stando ai giudizi dei tifosi.

 

Un giudizio complessivo sulla stagione della tua squadra e  quali sono state le due compagini che più ti hanno impressionato in positivo e quale la più deludente?

Siamo partiti con il proposito di vincere il campionato, purtroppo c'è l'amarezza dell'obiettivo non raggiunto. Dispiace perché c'erano motivazioni importanti all'inizio, qualcosa è andato storto, l'equilibrio indispensabile per vincere si era un po' rotto. Ritrovato l'equilibrio in corso, abbiamo sistemato le cose; non ci fossimo persi prima, adesso gli scenari per il campionato sarebbero diversi. Siamo in lotta per questi playoff e pienamente in corsa: due anni fa, partendo dal quarto posto in griglia con la ReggioMediterranea, siamo arrivati fino in fondo, vincendo prima a Soriano poi a Locri, perdendo infine contro il Roggiano ai rigori nella finalissima. Cercheremo di raggiungere un obiettivo importante, sia per la società che per la squadra; in questi giorni stiamo lavorando molto, approfittando della sosta per arrivare al meglio ai playoff. Abbiamo dimostrato in alcune partite di riuscire a tirare fuori il meglio di noi, come ad esempio contro il Caulonia all'andata, sotto di due gol, ma con una grande prova di forza e di squadra siamo riusciti a ribaltare e vincere; altra partita che mi ha impressionato è stata quella di andata contro la Villese, quando in piena emergenza tra infortuni e squalifiche, abbiamo fatto una prestazione superlativa, tanto da arrivare all'intervallo sul 3-0, dimostrando in campo una superiorità tale che ci faceva sentire invincibili, un gruppo di compagni che mi hanno regalato emozioni forti. Altre grandi prove di forza nostre, al ritorno, sono state contro Laureanese, Bagnarese e Soriano, anche se le ultime due non siamo riusciti a vincerle. Mi piacerebbe invece cancellare la partita di andata con la Stilese, prima sconfitta in casa, un grande rammarico per noi, gara che è anche costata la panchina a mister Leonardis; lì abbiamo toccato il fondo, ma da quel momento abbiamo ricominciato a costruire qualcosa, acquisendo nuovamente gli equilibri. Altra partita da dimenticare quella con l'Aurora, una sconfitta pesante, ma le delusioni devono servire a qualcosa, ti aiutano a crescere e infatti da quel momento siamo ripartiti e cresciuti parecchio.

 

Hai la bacchetta magica per cambiare uno ed uno solo dei risultati ottenuti in stagione dalla tua squadra. Quale cambieresti?

Ne cambierei più di uno in realtà, ma potendo sceglierne uno solo credo che cambierei il risultato della partita con la Bagnarese in casa. Rientravo da un infortunio, sapevo che il Presidente Pippo Cogliandro ci teneva molto a questa partita; io ero in panchina e lo osservavo di fronte a me, seduto in tribuna. Il risultato era fermo sullo 0-0, ho guardato il Presidente e gli ho detto "Adesso entro e segno per te". Sono entrato e ho segnato, solo che quella gioia è stata poi cancellata dalla bella punizione di Rosario De Marco quando eravamo già oltre il 90'. Era una vittoria che ci poteva forse consentire di fare i playoff in casa, ma avrebbe anche dato una grande soddisfazione al Presidente.

 

Parlando di te, due caratteristiche tecniche che ti contraddistinguono ed un difetto.

Non mi definisco un calciatore molto tecnico, ma una delle mie caratteristiche principali è il movimento, l'attaccare gli spazi e la profondità; altra mia qualità, che utilizzo molto proprio per sfruttare il mio movimento è la velocità, nonostante la mia altezza. Spesso mi dicono che sono un 'finto lento', mi sono portato dietro questa caratteristica dell'essere rapido fin da piccolo. Il mio difetto è il non riuscire a giocare statico, ho difficoltà spalle alla porta, ho bisogno di muovermi di continuo e sfruttare gli spazi.

 

Quali programmi hai per il futuro?

Il mio futuro è ancora in costruzione. Ci sono cose che vanno vissute giorno per giorno, mentre altre si devono programmare con più tempo. Studio giurisprudenza alla Mediterranea di Reggio Calabria, frequento il quarto anno; da qualche mese inoltre sto sviluppando un'attività lavorativa con importanti prospettive per il futuro. Ho le idee chiare sotto questo aspetto; la passione per il calcio l'ho coltivata, c'è sempre stata, ma bisogna anche guardarsi allo specchio e porsi delle domande. Mi trovo in quella fascia di età che deve pensare a chi vuole essere e come vuole essere tra trenta o quaranta anni; mi verrebbe da consigliare ai miei coetanei di porsi queste domande, di fare delle scelte, perché ad oggi la realtà sociale non aiuta.

 

Qual è tra quelle di serie A la squadra per cui tifi o che ti piace di più?

Nasco interista da una famiglia completamente nerazzurra. L'Inter è una passione che mi porto dentro fin da bambino. Crescendo però qualcosa è cambiato: ho fatto la trafila nelle giovanili della Reggina e indossare quella maglia tutti i giorni, giocarci e stare a contatto con i calciatori la domenica quando facevo il raccattapalle, mi ha portato a cucirmi quei colori addosso. Ricordo bene la partita di Coppa Italia Reggina-Inter, con l'esordio di Balotelli; io non riuscivo a tifare contro la Reggina. Ho sognato da piccolo di poter indossare quella maglia, magari in Serie A un giorno. Il binomio Inter-Reggina me lo porto dentro.