Continua il racconto della festa in casa Vigor 1919
Continua il racconto della festa in casa Vigor 1919

Lavoratori, buongiorno. La direzione aziendale vi augura buon lavoro. Nel vostro interesse, trattate la macchina che vi è stata affidata con amore. Badate alla sua manutenzione….”. Era l’annuncio che l’altoparlante amplificava tutte le mattine in fabbrica prima dei turni di lavoro, nel celebre “La Classe operaia va in Paradiso”, film del 1971 che ha simboleggiato un’epoca della società italiana.

Non erano precisamente queste le parole con cui erano accolti agli allenamenti, al “Remo Provenzano” di Capizzaglie, i giocatori dell’ASD Vigor 1919, nelle tante sere in cui si sono ritrovati a “lavorare” insieme per preparare le partite, che le avrebbero consentito di raggiungere la Seconda Categoria. Non c’erano padroni o ispettori del resto. Al massimo i due allenatori, Notaris e Chirumbolo, per rimanere in gergo aziendale, potevano essere immaginati come due capireparto, con esperienza maggiore rispetto agli altri, ma neanche più di tanto.

Alle spalle un’ autentica proprietà non c’è stata, figuriamoci un’azienda. I dirigenti- creatori della Vigor in fondo vanno catalogati anch’essi come classe operaia, come i calciatori. Non che ne sia scaturita una sorta di “Città del Sole”, una società perfetta, ma considerando il contesto territoriale in cui si è sviluppata, l’iniziativa dei tifosi che han dato vita alla Vigor 1919, è da annoverarsi in assoluto fra le cose più belle successe negli ultimi 30 anni, nella dilaniata, massacrata e venduta Lamezia Terme.

Una lezione di umiltà, di efficienza ma soprattutto di amore per la propria terra, per una squadra offesa e offerta al pubblico ludibrio. Una lezione trasmessa da semplici cittadini-tifosi, anch’essi maltrattati nel corso degli ultimi anni, sottoconsiderati e perfino talvolta “rimbrottati” perché, come accade ovunque, “osavano” contestare.

La lettura storica, il valore, il peso dell’evento, lo affidiamo ai posteri. Solo il corso degli anni fornirà la giusta misura di questo piccolo capolavoro, che ha i contorni di una favola, che sembra la sceneggiatura di un film.

 

Ad ottobre scorso ancora era in bilico l’affiliazione. Non per deficienze societarie ed organizzative, ma per strane difficoltà burocratiche ed ambientali che si generavano a getto continuo. L’organico era carente numericamente e qualitativamente. Allo stage iniziale del 10 settembre si erano presentati in tanti, ma un po’ tutti in condizioni fisiche molto precarie e la metà addirittura risultava inattiva da un po’ di anni. C’era preoccupazione, scettiscismo, timori, gli altrui sorrisetti di compassione si sprecavano, ma la determinazione di concretizzare il progetto di fare rinascere la Vigor dalle fondamenta, trasmetteva una forza incredibile.

Poi si è cominciato a giocare e il sogno man mano prendeva forma. Era così entusiasmante e stimolante quanto si stava materializzando da sembrare surreale. IL Brutto Anatroccolo era divenuto un Bellissimo Cigno, ammirato e rispettato.

 

I giocatori utilizzati sono stati 31. I più presenti il difensore Molinaro, il centrocampista-jolly Bruno e il superbomber (24 reti) capitan Cugnetto con 23 presenze, il portiere Aiello 21, l’attaccante esterno Bevilacqua 20, l’esterno Ventura 19, il trequartista Cerra 18.

Proprio l’apporto disciplinato e silente, quanto continuo ed efficace di giocatori tipo Francesco Cerra, classe 1997, pronto ad entrare subito in partita e fornire contributi di freschezza e propulsione (due gol per lui), è stata un’altra arma vincente.

C’è chi per motivi lavorativi non è riuscito a dare un apporto continuo, come le sue qualità avrebbero permesso. E’ il caso di Marco Orlando, mediano classe 1989, uno dei tanti che aveva smesso di giocare e che si è rimesso in discussione solo per aiutare la Vigor. Una volta acquisita un po’ di condizione, ha mostrato la completezza tecnica di cui dispone, la cosiddetta doppia fase a centrocampo, dote rara a questi livelli (i suoi trascorsi in serie superiori parlano chiaro). La difficoltà di allenarsi con continuità, un latente nervosismo (due espulsioni) lo hanno limitato nelle presenze, alla fine 13 (ed 1 gol di testa alla prima giornata).

Oltre a Simonetti, vi è stato un altro “straniero”: Eupremio Bassi. Entrambi in realtà sono stati i soli “non lametini” dell’organico. Un attaccante potente e ancora velocissimo nonostante l’anagrafe reciti classe 1982. Pugliese di Mesagne, con trascorsi pure in D, Bassi è stato autore di un esordio casalingo folgorante dove fece il bello ed il cattivo tempo, poi ebbe un calo, ma il suo apporto alla fine, 5 reti in 12 presenze, è stato buono.

Qualche scampolo di soddisfazione l’hanno raccolto altri due giovani, il portiere Gian Marco Bongiovanni (97), con due presenze intere, e Francesco Canale (98) con tre presenze. Un lungo infortunio invece ha costretto l’attaccante Esposito (87) ad una stagione tribolata, che lo ha visto in campo una sola volta dall’inizio, per un totale di 4 presenze.

Un gruppo ad ogni modo eccezionale, armonico e con il piacere di stare insieme. Diverse volte c’era l “en plein” negli allenamenti e in Terza Categoria è davvero rarissimo. Perfino gli infortunati stazionavano a bordo campo, pur di partecipare. I meriti di un clima così ideale non possono che essere ascritti a tutti i tifosi-dirigenti e ai tecnici, ai preziosi collaboratori e ai calciatori stessi, capaci di aver capito appieno lo spirito della missione che li attendeva e di essersi calati nella parte con dedizione ed umiltà, spinti ed aiutati tutti dall’amore per la Vigor.

Chiaro che una parte straordinaria l’ha recitata la tifoseria che ha seguito la squadra, in casa e fuori. L’entità del pubblico era stata finanche sorprendente (oltre che piacevolmente “anomala” per la terza categoria), fino a che su Lamezia non si è abbattuta la scure burocratica della triade commissariale che, con la chiusura degli impianti, ha tarpato entusiasmi e stimoli peraltro a tutto il popolo sportivo lametino in senso lato.

 

UNA DIFESA DI GIOCATORI CHE NON GIOCAVANO Più !!..

Lo spessore dell’impresa compiuta lo dà il certosino lavoro imbastito dallo staff tecnico e dirigenziale nella selezione dei difensori che sarebbero andati a comporre il reparto arretrato della squadra. Si badi bene, una squadra che si prefiggeva solo di vincere, non avendo, chiamandosi Vigor, alternative. Ebbene la difesa (di una squadra poi promossa con due giornate di anticipo) alla fine si è rivelata composta da elementi che avevano smesso di giocare. Lo stesso portiere Aiello, che pur si allenava privatamente, era fermo da un po’ (dopo esserlo stato già in passato). Quindi Francesco Gigliotti, Butruce, Mazzocca, Mercuri, Molinaro, Francesco Bongiovanni risultavano, tutti, inattivi dal calcio ad 11; chi da 2, 3, 4 anche 5 anni !!!

Per coltivare la passione negli anni, solo tornei di calcio a 5, a 8, estivi, sulla sabbia, ma col calcio agonistico di prima squadra avevano chiuso da tempo.

Profondamente disgustati dalla cattiveria, dal malaffare e dal protagonismo personale che avevano seppellito la squadra del cuore e accomunati dall’amore per quei colori, questi meravigliosi lametini hanno deciso di riscendere in campo e ridare linfa e sangue alla loro Vigor, prosciugata dai vampiri. Un incommensurabile, indimenticabile, incancellabile gesto d’amore.

Un gesto che traccia un solco. Da oggi nessuno potrà permettersi, senza che la coscienza gli rimorda, di urlare (troppi lo hanno fatto in passato) autodefinendosi depositario di amore verso la Vigor. La vetta dell’Everest è stata scalata e lassù rimarrà per sempre allignato a sventolare il Gagliardetto dell’ASD Vigor 1919.

Più che mai – adunque - la difesa della Vigor può raffigurarsi come la classe operaia andata in Paradiso. Ad esempio c’è un fioraio, un fotografo, qualche precario, ma anche un neogeologo. Uno spaccato di società civile di una terra complicata.

I terzini Mercuri e Butruce ne sono un concentrato simbolico.

Ho letto l’annuncio sul web e ho deciso di provare a dare una mano alla Vigor - dice il terzino Andrea Mercuri (92)Dopo la trafila nelle giovanili del Nicastro, qualche presenza in Promozione e un torneo di Prima categoria, mi ero fermato. Negli ultimi anni facevo il tifoso della Vigor”.

Mercuri nelle prime 8 giornate, 6 volte è partito dall’inizio; alla fine le presenze sono state 17.

Ho avuto un calo, le gambe non giravano a dovere. C’è stato poi un atteggiamento tattico diverso con scelte ricadute su esterni più difensivi, ma ho sempre avvertito la fiducia dei mister, che mi concedevano spazio appena possibile. Alla fine 17 presenze su 24 è un buon bottino. L’obiettivo l’abbiamo raggiunto. Dovevamo avere più testa in qualche gara pareggiata. Per nostri errori abbiamo sprecato qualche punto”.

L’affiatamento, il gruppo, è stato un elemento determinante.

Non lo chiamerei neanche gruppo. Siamo stati una famiglia, tutti fratelli. Eravamo in tanti, ma questo è stato perfino positivo, tanta è stata l’unione fra noi. Ci fosse possibilità, sarebbe un onore rimanere, a qualsiasi condizione. Io sarò sempre a disposizione. Altrimenti riprenderò il posto in gradinata a sostenere la mia Vigor”.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda, Francesco Butruce (’93).

Avevo smesso anch’io, ormai da cinque anni. Dopo le scuole calcio, sono arrivato a giocare un torneo juniores col Sambiase e mi sono fermato, dedicandomi al lavoro – puntualizza il difensore - Mi è arrivata una proposta di andare al raduno dello scorso 10 settembre al Provenzano e mi sono rimesso in gioco. All’inizio ho accusato l’inattività, la disabitudine ai ritmi del calcio a 11. Mi mancava il fiato. Giocai la terza di campionato in seguito ad una squalifica di Sesto, ma solo a dicembre avvertii una condizione accettabile. In sostanza nel girone di ritorno ho giocato con continuità, con diverse gare di fila dall’inizio. I mister volevano una copertura maggiore, per cui le mie caratteristiche, unitamente a quelle di Francesco Gigliotti, sono tornate utili. Abbiamo sostenuto di più i difensori centrali, ruolo peraltro che ho anche ricoperto nelle ultime uscite. Alla fine 15 presenze mi soddisfano. Siamo stati bravi, contava il traguardo raggiunto e rendiamo merito alla Fortitudo che non ha sbagliato niente”.

Adesso la “favola” potrebbe interrompersi e in Butruce affiora una sorta di “nostalgia anticipata”.

Oggi ho una condizione ottimale e ho quasi rammarico che la stagione sia finita, anche perché ci siamo divertiti. Eppure all’inizio conoscevo solo 4-5 ragazzi. Ci siamo integrati a meraviglia subito. Un Gruppo Fantastico. Era bello ritrovarsi, allenarsi e stare insieme. Sarebbe un piacere poter dare ancora una mano se i mister vorranno. Altrimenti va bene così, serberò un ricordo bellissimo”.

 

UFFICIO STAMPA ASD VIGOR 1919