Calcio femminile. Le precisazioni del presidente Sibilia
Calcio femminile. Le precisazioni del presidente Sibilia

Roma, 5 agosto 2018 - In questi giorni sul tema del Calcio Femminile diversi interventi sono apparsi fondati su quella che, per usare una definizione comune, appare una vera e propria fake news. In primo luogo, bisogna sgombrare il campo dagli equivoci generati dalla falsa convinzione che l’assegnazione dei campionati di vertice ad una neo-istituita Divisione nell’ambito della FIGC avrebbe garantito il riconoscimento, per le calciatrici, della qualifica di professioniste.

E che, pertanto, la permanenza in ambito della Lega Dilettanti abbia bloccato tale percorso. L’art. 2 della Legge 91/1981, infatti, assegna esclusivamente alle Federazioni Sportive il compito di attribuire la qualifica di “professionisti”. Dunque, se il Commissario Straordinario della FIGC, avesse voluto agire in tal senso, avrebbe potuto farlo tranquillamente, senza necessità di alcuna consultazione o autorizzazione.

Ho più volte dichiarato, viceversa, che laddove fosse stata avanzata dall’Associazione Italiana Calciatori, nel prossimo Consiglio Federale, una proposta in tal senso, vi sarebbe stata la disponibilità della L.N.D a discutere della tematica. Se si tiene conto di tale fondamentale premessa, potrà forse comprendersi il motivo per il quale la LND è stata costretta ad impugnare la Delibera del Commissario Fabbricini.

L’articolo 9 dell’attuale Statuto della FIGC prevede esplicitamente che le società che si avvalgono esclusivamente delle prestazioni di atleti dilettanti e che disputano campionati dilettantistici fanno parte di un’associazione denominata “Lega Nazionale Dilettanti”. Dunque, sino a quando le calciatrici resteranno con la qualifica di dilettanti non potrà crearsi una forma di aggregazione diversa, a meno di non violare lo Statuto Federale.

La L.N.D., come appare comprensibile, ha soltanto affrontato una questione che riguarda il rispetto delle regole, ed è pronta a farlo in tutte le sedi, anche al di fuori dell’ordinamento sportivo (TAR e Consiglio di Stato) se costretta a proseguire nel contenzioso, atteso che, almeno sino ad oggi, gli inviti formulati al Commissario per risolvere bonariamente la questione sono rimasti inascoltati.