Nevio Siciliani: Il calcio è cambiato e io non sto a certi giochi
Nevio Siciliani: Il calcio è cambiato e io non sto a certi giochi

 

E’ un fiume in piena Nevio Siciliani, “presidente” di transizione di un Cremissa sempre più allo sbando, che ha culminato una stagione negativa con la mancata presenza a Scalea domenica scorsa. Una società sempre più in crisi e una squadra destinata amaramente a soffrire, ma lo stesso Siciliani, presidente storico che ha portò il Cremissa ad un passo dalla C2,  in una lunga dichiarazione ci tiene a spiegare alcuni aspetti della vicenda, che purtroppo per problemi di spazio siamo costretti a ridurre: “All’inizio presi la squadra perché non volevo finisse in mano del comune, l’attuale sindaco di Cirò Marina è mio fratello e conosco bene la situazione del comune, perciò in  accordo con lui abbiamo deciso di cercare altre strade dopo l’addio della famiglia Senatore per evitare il commissariamento del club. Abbiamo chiamato Germano in panchina per darci una mano a livello tecnico perché noi eravamo fuori dal calcio da troppo tempo, e si avvicinato alla società anche Marrelli. Purtroppo però, una volta toccato con mano la situazione mi sono accorto che il calcio dilettantistico non è più come l’ho lasciato io.  Ai tempi si faceva tutto per passione e amore verso questo sport, certo abbiamo speso anche noi tanti soldi anche all’epoca, c’erano ingaggi anche di 20-30 milioni di lire,  ma era diverso, la gente era più attaccata, i campionati erano di altro livelli e le tribune erano sempre piene, c’era voglia di calcio”. Oggi invece cosa è cambiato rispetto al suo calcio? “E’ cambiato tantissimo, ora si gioca solo per portare a casa uno stipendio, la gente lascia il proprio paese per andare a prendere qualche soldo in più anche in categorie minori e questo è sbagliato. Non c’è più l’amore per il calcio ma solo per i soldi, senza parlare dei giovani che vengono abbandonati a se stessi senza essere curati minimamente, le scuole calcio lavorano male e pensano solo ad incassare. Abbiamo ragazzi di importante valore tecnico ma purtroppo le scuole calcio vogliono solo incassare e non ingaggiano gente competente per preparare questi ragazzi, è impensabile che oggi a Cirò Marina non ci siano ragazzi 20-25 anni che non siano in grado di dare un calcio ad pallone, il concetto calcio oggi è sbagliato sin dalle fondamenta, e io in un calcio così non voglio stare”. Purtroppo ha ragione, oggi il calcio è diventato quasi un ufficio di collocamento e questa porta al fallimento di molte società: “Bisogna smetterla con queste metodologie, capisco che purtroppo viviamo in una situazione difficile, non c’è lavoro e diventa sempre più complicato vivere, ma il calcio a questi livelli non è una via d’uscita. Oggi non si possono pagare stipendi di 1000 euro al mese in queste categorie, diventa insostenibile per le società.  A Cirò dobbiamo tornare un attimo coi piedi per terra, dobbiamo fare un passo indietro e ripartire da zero per tornare a fare calcio vero e coinvolgere la gente”. Quindi il suo non è addio ma solo un arrivederci, in futuro potrebbe tornare nel calcio? “Io sono disposto a far parte di un progetto a lungo termine che coinvolga tutti coloro che vogliono il bene della nostra comunità. Bisogna sedersi ad un tavolo tutti insieme, amministrazione compresa, e mi rivolgo soprattutto alle scuole calcio, che sono quelli che incassano e non investono, sono proprio loro con quelle risorse che dovrebbe portare in alto il Cremissa. Purtroppo qui, come anche in altre realtà, si pensa solo al bene personale e non collettivo. Partendo dalle scuole calcio si può crescere in maniera pura, bisogna ricominciare senza la fretta di vincere, l’obiettivo primario deve essere l’aggregazione dei nostri giovani, il divertimento e la valorizzazioni di questi ragazzi. Poi bisogna iniziare a coinvolgere la gente, ai miei tempi la tribuna era sempre strapiena, certo oggi con le nuove tecnologie la gente la domenica sta a casa a vedersi la Serie A, però non va nemmeno bene vedere ogni domenica la tribuna vuota, ed è inutile anche chiedere un contributo perché la maggior parte pretende di non pagare. Invece con un progetto serio e ben strutturato la gente sarebbe più coinvolta e più vicina alla squadra”. Presidente veniamo alla stagione attuale, il Cremissa non si è presentato a Scalea domenica, cosa è successo? “E’ successo che appena il sottoscritto ha deciso di non mettere più le mani in tasca il pullman non è partito, tutti sono bravi a dire che fanno questo e quell’altro ma al fatto pratico nessuna si faceva vedere, e la mancata partenza per Scalea ne è stata la prova. Nelle trasferte precedenti ho cercato sempre di ottenere qualche contributo,anche nello stesso comune, ma nessuno ha dato disponibilità. Io non ci sto a questo gioco, mi dispiace per la squadra e soprattutto per il regolare prosieguo del campionato, però non me la sento di andare avanti”. E domenica la squadra sarà in campo contro il Roggiano? “Domenica penso proprio di si, il problema si presenterà domenica prossima quando ci sarà da pagare il pullman per andare a Lamezia Terme, spero che qualcuno si faccia avanti per farlo”. Quindi potrebbe esserci anche un ritiro dal campionato del Cremissa? “Sp4ero che ciò non avvenga, mi auguro che la squadra concluda il campionato anche solo con i ragazzini del posto, va bene retrocedere ma con dignità. L’anno prossimo a certe condizioni io sono pronto a ripartire, Cirò Marina ha bisogno di calcio e sport in generale, i nostri giovani devono avere passioni e soprattutto punti di aggregazioni, non possiamo lasciarli per strada col rischio che prendano cattive strade. Infine voglio chiudere evidenziando un fatto increscioso, da inizio stagione nessun medico di Cirò Marina mi ha dato disponibilità a venire in panchina nelle gara intere, solo la dottoressa Crea si è resa disponibile una volta, poi zero totale, e questo è davvero vergognoso, per questo dico che bisogna fare un passo indietro tutti e ripartire da zero. Siamo un paese come tanti e non abbiamo niente di speciale, torniamo con i piedi per terra”.