Uno a uno e palla al centro. «E’ stata un’iniziativa decisa dai giocatori stessi in campo, non hanno ricevuto direttive da nessuno». Mister Romeo non può che andare
orgoglioso dei suoi ragazzi, anche se anziché una vittoria, fosse arrivata una disfatta. Il periodo natalizio che incita al buonismo c’entra poco. In inglese si dice fair play. Trattasi di una regola non scritta dettata da un codice d’onore presente nel calcio e in molti altri sport. In una sola parola, tradotta in italiano, lealtà. La Fifa, la federazione internazionale che governa il calcio, da tempo ha istituito un premio, riconoscimento assegnato al singolo che si distingue per condotta corretta in campo. Episodi come quelli
di Benestare probabilmente non li vedremo mai in un Santiago Bernabeu o in un Maracanà. Negli ultimi tempi coloro i quali hanno seguito i principi di lealtà sportiva sono una specie in via d’estinzione. Taluni non la conoscono. Quelli che ne sono a conoscenza la ignorano perché figli di una società in cui dominano i valori compatibili con la competizione e la ricerca del successo a tutti i costi. Ma domenica qualcuno ci ha ricordato che il calcio è soprattutto un gioco.
Ilario Bali da CalabriaOra