In un Locri calcio di affanni è invidiabile, oltre che inesauribile, il credo calcistico. Si manifesta in campo e nel lavoro dietro le quinte, risalta nel silenzio rotto a sua volta da qualche acuto dirigenziale, vive nella voglia che porta quotidianamente giovani e meno giovani su un campo che ormai non ha più l'erba. Nella gara contro il Brancaleone, dietro un risultato che parla chiaro c'è anche un correre e ancora correre alla ricerca di una palla che anche se fosse entrata in rete non avrebbe risolto nulla. Eppure gli amaranto hanno giocato sino alla fine, sbagliando per leggerezza e ritrovandosi in salita dopo dieci minuti. In questo nucleo, che oggi combatte anche con la voglia di ridare a Locri-città le sue tradizioni, abbiamo scelto l'uomo che agonisticamente rappresenta l'inarrendevolezza del team. Si tratta di Tristan Cristian Lucà, classe '87, sidernese e militante nel Locri da tre anni. Nasce difensore centrale ed oggi si adatta a qualsiasi ruolo in difesa, diviene uomo di fascia quando la squadra ne è sprovvista e non fa mancare comunque la sua spinta,anche se posizionato nelle retrovie. Domenica ha disegnato diagonali che lo hanno proiettato in ogni parte del terreno, rilanciando dalla difesa, servendo Mammoliti a due passi o a triangolare con Tavernese. Polmoni e cuore per un giovane che ha richiamato all'ordine tattico la sua compagine anche sul riisultato più svantaggioso. E' stato il suo il primo borsone a poggiarsi nello spogliatoio alla ripresa estiva degli allenamenti, è lui a non far mancare mai la sua presenza nei pomeriggi della settimana.