PALMI - Napoletano di nascita ma ormai palmese di adozione, Carmine Caputo, classe 82, nasce un mese dopo il trionfo ai mondiali di Spagna, un predestinato ad intraprendere la carriera di calciatore. Notato da vari osservatori per la sua eleganza e disinvoltura nel difendere i pali della porta, abbinata a quella dose di spregiudicatezza, appena diciassettenne comincia a peregrinare per i campi di calcio di fuori Campania: Rossanese, Palmese, Siderno e Gioiese, prima di disputare 4 stagioni in Campania nel Paestum, Ricigliano, Battipagliese, e quest’anno nell’Agropoli, campionato concluso al 4° posto. Meticoloso nel lavoro, fidanzatissimo, lo incontriamo per le vie di Palmi, ormai la sua residenza. Cogliamo, allora, l’occasione al volo per fargli qualche domanda.
D: Carmine allora quest’anno ti rivedremo in Calabria?
R: Lo spero tantissimo infatti sono 4 stagioni che gioco fuori Palmi. Spostarsi 100 km al giorno per effettuare gli allenamenti, è dura, poi, essendo fidanzato a Palmi, il cuore mi suggerisce di giocare nella provincia di Reggio, anche perché essendo prossimo a compiere 28 anni (12 agosto) devo pensare a qualcosa di più concreto. Il calcio deve rimanere una semplice passione ma è più importante trovare un lavoro che ti permette di pianificare il tuo futuro.
D: Che differenze tra il calcio Campano e quello Calabrese?
R: Non ho notato grandi differenze a livello tecnico. Certo ci sono piazze dove ho militato che vantano tradizioni importanti vedi ad esempio la Battipagliese, una città con un grande pubblico ma anche in Calabria in quanto a pubblico non si scherza. A Palmi la tifoseria è altrettanto legata e ciò per ogni calciatore rappresenta uno stimolo maggiore.
D: Come vedi i fuoriquota impiegati nelle squadre, vantaggio o svantaggio?
R: La scelta di aumentare i fuoriquota da una parte premia le società, che in questo modo hanno minori esborsi, dall’altro, per forza di cose, riducono le presenze stagionali, in alcuni ruoli, dei giocatori più anziani. Anche il ruolo del portiere è interessato a questo fenomeno. Per me comunque il fatto di non aver il ruolo assicurato è invece uno stimolo a fare sempre
meglio.
D: Caputo, adesso una domanda alla quale non ti puoi sottrarre: l’allenatore con il quale ti sei trovato meglio:
R: E’ veramente difficile rispondere a questa domanda, in quanto ovunque sono stato ho sempre legato con tutti: compagni, allenatori e tifosi. Probabilmente, sarà dovuto al mio carattere tranquillo e disponibile. Comunque gli allenatori con cui ho maggiormente legato sono Bruno Caligiuri nella stagione disputata a Palmi e Carmine Turco che mi ha voluto in queste
ultime 4 stagioni.Terminiamo l’intervista augurando a Caputo di esaudire i suoi maggiori desideri, cioè quello di difendere la porta, in questa stagione, di una squadra calabrese ma soprattutto…dei fiori d’arancio.
tratto da "Il Quotidiano della Calabria" di Sigfrido Parrello