I campionati, anche quelli dilettantistici, sono alle porte. Abbiamo sentito Saverio Mirarchi, presidente, per il secondo anno, della Lega Nazionale Dilettanti Calabria. Volevamo cercare di capire come si programma, e quante difficoltà si riscontrano, un’altra stagione calcistica.
Che problemi ha riscontrato nel suo primo anno di presidenza?
Ritengo sia stato un anno impegnativo dal punto di vista organizzativo e gestionale, ma tutto sommato vissuto serenamente da tutte le componenti calcistiche regionali. I verdetti del campo sono stati accettati con sportività e questo ci consente di programmare con tranquillità la nuova stagione sportiva. Di questo, ovviamente, dobbiamo sentirci artefici tutti insieme, dai calciatori ai tecnici, dai dirigenti agli arbitri, dagli organi di stampa alle diverse componenti federali. L’augurio ed il proposito che dobbiamo porci è quello di contribuire a rendere anche gli anni a venire altrettanto sereni per poterci concentrare su altri aspetti che consentiranno alla nostra Regione di effettuare un salto di qualità importante. Mi riferisco all’impiantistica sportiva, alla qualità dei vivai, alla prevenzione medico - sportiva.
Dopo l’annata maledetta che vide la morte di Ermanno Licursi e Filippo Raciti, il fenomeno della violenza negli stadi anche se non possiamo dire sia sparito, sembra sia notevolmente diminuito. Frutto delle misure del governo o della coscienza del tifoso?
Credo che gli episodi Licursi e Raciti abbiano rappresentato il momento peggiore del calcio. Da li in poi non potevano rimanere immobili ed accettare senza scrupoli di coscienza l’evolversi delle cose. E come sempre accade, anche se dopo la tragedia, la reazione è stata veemente e senza ombra di dubbio l’applicazione di misure restrittive anche nell’ambito dello sport, il DASPO nella fattispecie, è stato determinante quale deterrente per il compimento di episodi di violenza. Quantomeno, se può esserci di conforto, potremo dire che il sacrificio di Ermanno e Filippo non è accaduto invano.
Perché si è deciso di innalzare il numero degli under nei campionati dilettantistici?
Insieme al Consiglio Direttivo abbiamo pensato che il calcio dilettantistico non può non porsi l’obiettivo, tra gli altri, della valorizzazione dei giovani. Il calcio di alti livelli, e la recente debacle della nostra Nazionale ne è di esempio, non aiuta la loro crescita e quindi, se non noi, chi dovrebbe occuparsi di dar loro tempo e modo di fare le esperienze necessarie per “diventare grandi”? Le società d’elite regionale quali sono quelle di Eccellenza e Promozione non possono non ritenersi tali se non hanno alle loro spalle un settore giovanile che costituisce una solida base per mantenersi a questi livelli. Se questo consente anche di ridurre i costi di gestione, è un ulteriore obiettivo raggiunto.
E’ di questi giorni la denuncia di intrusioni mafiose all’interno delle società di calcio, crede che il fenomeno sia realmente così importante come sembra?
E’ una domanda alla quale è difficile, dal nostro osservatorio, dare risposte. Per disposizioni federali, le nostre società ed i loro dirigenti devono dichiarare la loro onorabilità e decadono dall’incarico se si trovano nelle condizioni di condanna con sentenze relative ad interdizioni, delitti e violazioni previste dal codice civile. E’ altrettanto vero che, come ebbe a dire il Procuratore Distrettuale dell’Antimafia Gratteri nel corso di un incontro presso la nostra sede federale, il crimine trova facili consensi nel mondo dello sport per la visibilità che esso produce e quindi dobbiamo essere vigili ed attenti per negare queste attenzioni. Lo sport dilettantistico ed i valori che persegue devono essere più forti di ogni infiltrazione che possa ledere i principi di correttezza, lealtà, onestà che rappresentano il nostro mondo.