Catanzaro,  sabato 15 gennaio  2011

Tenutosi a Catanzaro un  incontro tra i vertici della LND regionale ed i rappresentanti del mondo arbitrale

Ribadito il “no alla violenza”

 @ CATANZARO – Gli episodi di violenza che hanno caratterizzato la precedente giornata dei campionati dilettantistici calabresi ha destato intensa  preoccupazione in vista del sopraggiungere della delicata fase finale delle attività, al punto da ritenere opportuno un confronto tra i vertici regionali del mondo arbitrale ed i vertici della LND Calabria, alla presenza dei Presidenti delle sezioni AIA e del Consiglio Direttivo Regionale,  per analizzare attentamente i dati relativi al girone di andata e formulare proposte e progetti, condivisi da entrambe le componenti, che possano garantire lo svolgimento di campionati quanto più regolari e sereni possibile.

Il calcio, è stato detto, unisce e non divide ed è impensabile che in una civiltà moderna ed in continua espansione come quella sportiva retta da sani principi di lealtà e rettitudine si possa ancora pensare di dover ricorrere alla violenza per vedere riconosciute le proprie ragioni.

Siamo uomini di sport e dobbiamo avere  capacità  e controllo tali da farci accettare il risultato che scaturisce da una competizione senza la costante ricerca di un alibi che possa giustificare le eventuali sconfitte; alibi che spesso si identifica  nell’errore arbitrale piuttosto che in quello del proprio attaccante o difensore ma che, comunque, fa parte del gioco.

I massimi campionati regionali di eccellenza e promozione sono  l’elite del nostro calcio. I nostri dirigenti, tecnici, allenatori e arbitri devono capire che rappresentano l’esempio per le categorie inferiori e pertanto devono sentire addosso la responsabilità morale di essere portatori di comportamenti degni dell’importante  ruolo che occupano. Non è possibile accettare il solo verificarsi di insulti, minacce o sputi, ancor meno la violenza di un’aggressione fisica a danno degli arbitri o di chiunque altri partecipi ad un evento sportivo. Quando questi  episodi si verificano nei campionati più seguiti, la nostra preoccupazione aumenta,  soprattutto ora che   partecipiamo attivamente alla crescita sportiva e sociale dei nostri giovani, siano essi calciatori o arbitri,  che occupano oggi più che mai, una percentuale importante negli organici delle nostre squadre ed all’interno dei settori arbitrali. Non possiamo in alcun modo dar loro esempi negativi dettati dalla ricerca della vittoria ad ogni costo perché verremmo meno ai nostri compiti educativi che, è bene ricordarlo, nel nostro mondo camminano di pari passo con gli obiettivi sportivi.

Il rischio principale sul quale è bene riflettere è quello di  causare un lento ma inesorabile abbandono dell’attività sportiva ancora più  preoccupante se riferito al mondo arbitrale, già in sofferenza.

Il problema non può essere sottovalutato ed  occorre monitorarlo ed essere vigili sul territorio mettendo in atto tutte le iniziative possibili per prevenire l’insorgere di situazioni di pericolo, avendo anche il coraggio di allontanare le mele marce compresi coloro i quali  occupano ruoli rilevanti all’interno delle nostre realtà.

Fondamentalmente, si è riscontrata una cattiva cultura sportiva ed intervenire sull’aspetto sociale è il compito più arduo che, tuttavia, non deve spaventarci ma deve coinvolgere tutte le forze che siamo capaci di mettere in campo.

Pur tuttavia non bisogna generalizzare e commettere l’errore di archiviare la pratica con l’etichetta di “mondo malato”. Esiste tutta un’altra parte del mondo dilettantistico composta da un esercito di  dirigenti, allenatori, arbitri, semplici addetti ai lavori che con spirito di sacrificio svolge una importante opera sociale nei confronti di oltre trentamila calciatori, giovani e meno giovani,  che altrimenti trascorrerebbero il loro tempo libero in chissà quali altre faccende.

Un’opera importante può e deve essere svolta dalle competenti autorità giudiziarie attraverso una più assidua applicazione dei provvedimenti di DASPO nei confronti dei violenti  che affiancherebbe l’altrettanto importante opera svolta dagli Organi di Giustizia Sportiva cui è stato richiesto il massimo rigore nell’applicazione delle sanzioni.

Un avvenimento  eclatante come il fermo dei campionati, se ritenuto necessario,  deve essere un atto condiviso che, per essere veramente efficace, deve essere sentito come una esigenza di tutto il mondo dilettantistico e non come un atto di protesta da parte di una sola componente.

L’auspicio finale è quello di una seria presa di coscienza da parte di tutti gli operatori sportivi perché possano adoperarsi al meglio per far si che simili episodi non debbano più verificarsi nei nostri campi. Il rispetto, principio al quale ci si è tutti quanti insieme affidati ad inizio stagione, deve essere il motto che ci accompagnerà fino alla fine della stagione sportiva.

 

L.N.D. - Comitato Regionale  Calabria