AIACC: Micheli "Adesso parlo io"
AIACC: Micheli "Adesso parlo io"

VIBO VALENTIA - Dice di essere nel giusto e di aver fiducia nella giustizia. Ribadisce le proprie ragioni e stavolta lo fa carte alla mano e con dovizia di particolari. La rabbia e l'amarezza le trasforma in lucidità e tranquillità, per spiegare quanto è successo e sta succedendo all'interno dell'Associazione Italiana Allenatori di Calcio della Calabria, commissariata dall'11 aprile scorso su delibera del Consiglio Direttivo Nazionale. Si è detto tanto in merito a questo commissariamento e da più parti ci si è mossi per proporre le proprie candidature in vista delle prossime elezioni del 30 luglio.
Hanno parlato in tanti, tranne il presidente Firmo Micheli, che proprio attraverso il Quotidiano pone fine al suo silenzio («adesso vorrei parlare io e dire la mia, visto che lo hanno fatto tutti tranne il sottoscritto») e attacca «i numerosi predicatori che vedo in giro», avvisando di «non essermi mai inchinato davanti ad alcuno». E di fronte a coloro che rivendicano una svolta epocale all'interno dell'Aiac, risponde su tutto, attaccando così: «Intanto faccio presente che lunedì si è aperto il procedimento di fronte al tribunale di Locri in riferimento alla nostra denuncia nel non accettare il commissariamento. L'Aiac nazionale si è costituita con la presenza dell'avvocato Mattia Grassani. Il giudice ha rinviato la decisione al prossimo 7 agosto e noi siamo fiduciosi e attendiamo con serenità la decisione».
Ma intanto giorno 30 ci saranno le elezioni. Come la mettiamo?
«Noi abbiamo sempre chiesto il rispetto delle norme statutarie e regolamentari e in tal senso ci riferiamo alle elezioni degli organismi della nostra associazione deputati solo ed esclusivamente dall'assemblea generale. Dalla delibera del Consiglio Nazionale emerge chiaramente che l'incarico dato al commissario Bellomo è quello di gestire l'ordinaria amministrazione e di indire entro 180 giorni dalla delibera l'attuazione di un'assemblea generale. Quindi sorprende che per eleggere i nostri organismi si creino dei seggi elettorali dove non c'è confronto fra i candidati, ma soprattutto la cosa non viene riportata da nessuna norma statutaria, né il commissario può adottare uno statuto ad uso e consumo personale».
Andiamo ai motivi che hanno portato allo scioglimento e partiamo dalla omessa registrazione nella contabilità regionale delle nuove quote associative dei partecipanti al corso allenatori Uefa B di Crotone.
«Intanto va precisato che gli associati in questione hanno ricevuto regolarmente la tessera, così come sono stati regolarmente versati i soldi ricevuti al Consiglio Nazionale in data 28/10/10, pervenuti alla Segreteria nazionale il 02/11/10 (il presidente ci mostra le ricevute in suo possesso, ndr). Va aggiunto che il Collegio dei Revisori dei Conti ha sancito nella riunione del 26/09/11 che il non aver trascritto la somma in entrata ed in uscita (480 euro, ndr) non comporta motivo di applicazione dell'articolo 28 dello statuto, poiché si tratta di partite compensative che non alterano o non modificano, in ogni caso, le risultanze di bilancio e che quindi va catalogata nelle irregolarità formali e non sostanziali».
E siamo alla mancata approvazione del consuntivo del 2010 da parte del Consiglio Direttivo Nazionale.
«Non è stata mai inviata al gruppo regionale Calabria, alcuna delibera di bocciatura del bilancio da parte del Consiglio Direttivo Nazionale, che tra l'altro è l'unico organo che può non approvarlo per tramite del Collegio dei revisori dei conti per gravi irregolarità contabili e quest'ultimo ha ribadito che non è applicabile l'articolo 28. A questo punto, però, posso farle io due domande?».
Prego…
«Il Consiglio Direttivo Nazionale la ritiene valida l'assemblea regionale tenutasi al villaggio Pettobianco di Ricadi il 3 giugno del 2011? E come mai il collegio dei probiviri a distanza di un anno non ha ancora preso alcuna decisione in merito?».
E dell'altissima conflittualità all'interno del gruppo regionale Calabria cosa ci dice? Nella delibera del Consiglio Nazionale si parla anche di dimissioni di alcuni componenti.
«Non esiste alcuna conflittualità all'interno del Consiglio Direttivo regionale, tant'è che non ci sono dimissioni, se non quella del presidente dell'assemblea di Ricadi, che per scrupolo di coscienza, una volta lamentata la scarsa presenza di allenatori della fascia tirrenica, dopo aver votato positivamente il bilancio, ha rassegnato le dimissioni, che il Consiglio Direttivo ha prontamente respinto».
Nell'ultimo punto alla base del commissariamento c'è l'omesso adeguamento da parte del Consiglio Direttivo Calabria del proprio statuto speciale a quello nazionale.
«Lo statuto regionale vigente è quello del 1986, predisposto e approvato da Vincenzo Logozzo, quando associati all'Aiac eravamo lui ed il sottoscritto. Se motivo di commissariamento può essere il mancato adeguamento dello Statuto inviato dal Consiglio Direttivo Nazionale, come mai quest'ultimo organo non ha mai inviato un commissario ad acta per l'approvazione dello statuto? Ricordo poi ai nuovi predicatori che i problemi dell'Aiac sono tanti e non certamente quelli annunciati negli ultimi giorni».
E quali sono? E come risolverli?
«Si tratta di problemi di natura politica. Non va mai dimenticato che come associazione non abbiamo alcun potere contrattuale, a differenza dell'Associazione Calciatori. Con la massima urgenza bisogna riprendere il dialogo con la Lega Nazionale Dilettanti. Bisogna instaurare un rapporto con le altre componenti per non rischiare l'isolamento e per arrivare compatti all'approvazione dello statuto federale del 17 settembre a Roma. Ma soprattutto dobbiamo ridare dignità alla figura dell'allenatore dilettante, al quale è stata tolta la possibilità di allenare in Prima e Seconda categoria e finanche nella Juniores».
Altra piaga è quella dei prestanome e degli abusivi. Quest'anno ci sono stati alcuni casi eclatanti. Perché non sono stati presi provvedimenti?
«Non è vero che non siamo intervenuti. Dove abbiamo riscontrato delle irregolarità le abbiamo subito denunciate e ci sono state società e tecnici sanzionati dagli organi competenti. Allo stesso tempo dico che basta dare uno sguardo al panorama calcistico nazionale per comprendere che il problema non riguarda solo la Calabria, ma nessuno ne parla. Non appena la cosa riguarda noi, scatta il coprifuoco e così non va bene».
Cosa si sente di dire agli allenatori calabresi?
«Di riflettere attentamente su cosa sta succedendo. Voglio ricordare che il signor Ulivieri si è incatenato davanti alla Figc in difesa delle regole e del rispetto delle norme. Ma questo lo chiede solo agli altri. Inoltre ricordo a tutti i miei colleghi che lo scorso 2 febbraio è stato approvato dal Coni il nuovo codice etico: li invito a leggerlo con attenzione.
Chiudiamo riproponendo la prima domanda: giorno 30 si vota. Qual è il suo orientamento?
«Parlo a nome del gruppo che rappresento e che è composto da Francesco Nesci (sezione di Vibo), Francesco Pavone (Soverato), Maurizio Infusino (Catanzaro), Carmine Plastina (San Lucido), Marcello Martucci (Rossano), Vinicio Colonna (Cosenza) e Gigi Baldari (Locri). Noi chiediamo solo ed esclusivamente il rispetto dello statuto, ma soprattutto il ripristino della democrazia. In Calabria sono state istituite, con norme statutarie, 9 sezioni proprio per stare vicino agli allenatori, ma ne sono state eliminate quattro con un colpo di spugna. Non accetteremo nuove elezioni che hanno il significato di una democrazia cubana».

 

fonte il Quotidiano della Calabria