AMANTEA - In attesa di partire per il ritiro e di sapere se l’Amantea metterà a segno altri colpi, a tenere banco è la vicenda relativa alla denominazione della squadra. Un aspetto che, giustamente, interessa, e molto, i tifosi, ma su cui, probabilmente, c’è anche chi ci sta marciando sopra più del lecito. Quando, però, si parla di qualcosa, bisognerebbe farlo con cognizione di causa, cercando anche di approfondire, e bene, gli argomenti. Intanto è un dato di fatto acclarato che la società, all’indomani della promozione, ha fatto richiesta di tornare all’antica denominazione: lo testimoniano le carte, le stesse che, giunte dagli organi federali, dicono che la cosa non è stata possibile. L’Amantea, infatti, era reduce da un doppio fallimento e lo stesso Consiglio Federale ha fatto presente che c’è già una società che porta il nome di Amantea (quella di calcio a 5, affiliata al Coni e registrata come tutte le società). Di conseguenza, non si può utilizzare il nome Amantea senza un prefisso o un suffisso. Da qui il ricorso al nome “Città Amantea 1927”, per avvicinarsi il più possibile alla precedente terminologia tanta cara ai tifosi. Ad Amantea si è sostanzialmente verificata la stessa cosa che ha riguardato anche società professionistiche (il Palermo per lungo tempo risultava nelle carte federali come “Città di Palermo, e lo stesso è accaduto al Vittoria quest’anno in Serie D). Dalla società, insomma, fanno sapere che tutto è dipeso dal parere negativo del Consiglio Federale, che ha bocciato la proposta di chiamare la squadra “Aman - tea 1927”. E gli stessi dirigenti informano che chi vuole può prendere visione di tutto il carteggio. Questo perché si vuole impedire qualsiasi strumentalizzazione e sterile polemica che non ha motivo di esistere. Ciò che più importa è che l’Amantea è ritornato in Eccellenza.