Cala il sipario sul Torneo delle Regioni, quello che resta è la fiducia nei giovani ma anche un campanello d'allarme
Cala il sipario sul Torneo delle Regioni, quello che resta è la fiducia nei giovani ma anche un campanello d'allarme

Una settimana di clamore, di calore e, perchè no, anche di passione. Anzi, soprattutto quest'ultima. Tutti ingredienti che hanno alimentato l'enorme macchina organizzativa del CR Calabria che ha ospitato sul suolo calabrese la 55esima edizione del Torneo delle Regioni e non solo. Difatti, della bella manifestazione giovanile rimarrà anche il ricordo del sacrificio dei ragazzi, perchè giocare tutti i giorni in una settimana non è affatto semplice nemmeno quando si è nel fiore della gioventù, e specialmente in una terra baciata dal caldo sole come lo è la Calabria. 

JUNIORES COME EMBLEMA DELLA QUALITA' - Ma, oltre all'impeccabile macchina organizzativa che ha operato dietro le quinte per la riuscita di quest'edizione del Torneo delle Regioni, cos'altro meriterebbe un'accurata riflessione? Sicuramente il gioco espresso dalle squadre dei comitati regionali, ma anche la tecnica e la tattica che di fatto hanno deciso le sorti dei match, facendoli evolvere a beneficio delle squadre più forti. Insomma, tutto ciò che viene che compone il significato di consistenza calcistica, e che non lascia spazio (e scampo) ai vari convenevoli. Dunque, al di là delle categorie in cui protagonisti sono stati i più piccoli, che di conseguenza godono ancora di ampi margini di miglioramento, è stata sicuramente la categoria Juniores a destare maggiori curiosità, perlomeno nel constatare il livello di preparazione tecnica, fisica e mentale dei ragazzi d'Italia. Quanti di loro, infatti, potranno dirsi già pronti a compiere il grande salto verso i campionati professionistici? Quanti dei 400 classe '97 e '98 saranno stati giudicati meritevoli delle attenzioni degli osservatori presenti sugli spalti dei 14 terreni di gioco calabresi? 

BUON GIOCO E QUALCHE HANDICAP - Naturalmente è bene tenere in considerazione le difficoltà che tutti i ragazzi dei Comitati hanno dovuto affrontare nel corso della settimana calabra. Innanzitutto, come già anticipato, la frequenza delle partite. Giocare ogni giorno, infatti, richiede uno sforzo fisico e mentale non indifferente, che talvolta condiziona anche le prestazioni dei singoli, se non dell'intera squadra in alcuni casi. Inoltre, ricordiamo che si tratta di venti selezioni, un po' come la Nazionale, formate da giocatori dei vari club di appartenenza provenienti delle categorie dilettantistiche delle loro regioni. Questo comporta il brevissimo lasso di tempo di cui si dispone per apprendere ed interpretare schemi e situazioni di gioco completamente nuovi, con compagni che sino a qualche settimana prima erano solo avversari. Ciò premesso, il torneo Juniores ha incoronato la Toscana come regina della categoria. Quella di mister Gatti, del resto, è apparsa come una compagine solida nel suo complesso, in cui molti dei suoi elementi già spiccano per doti fisiche (fra i più alti della manifestazione), ma anche per capacità tecniche individuali. La capacità di giocare spesso palla al piede e verticalizzare repentinamente, invece, è di sicuro un merito da attribuire anche al suo tecnico. Pure altre regioni hanno messo in mostra calciatori da tenere in considerazione per palcoscenici professionistici, oltre che, in parte, situazioni di gioco simili a quelle fatte vedere dalla rappresentativa toscana: dall'agonismo di campani e calabresi alla quadratura del gioco lombardo, forse avaro di terminali offenivi di spessore. Anche gli umbri si sono distinti, manifestando la voglia di combattere fino alla fine. Ad ogni modo è trasparso anche un handicap generazionale che, con le dovute proporzioni, è appartenuto grossomodo a tutti. 

VIGE L'ESASPERAZIONE TATTICA - Si sono visti i colpi, naturalmente anche tanti gol, ma forse è mancato il genio ad eccezione di qualche giocata sporadica. Ciò che manca al movimento calcistico giovanile, perlomeno da quanto visto durante il Torneo delle Regioni, è stata forse la concessione di spaziare e agire "fuori dagli schemi" e palla al piede, ovvero di non pensare troppo a mantenere la posizione o il diktat tattico impartito dagli allenatori. Al di là della manifestazione in essere, forse il calcio italiano non vive un momento troppo felice proprio perchè sembra peccare nella vera passione riversata sul campo, magari quella sfrenata proveniente dalla strada in cui l'esasperazione tattica vale poco o nulla. Ed in cui, senza falsa retorica, i modelli da seguire per i ragazzini non erano costituiti dalle acconciature stravaganti e dai comportamenti ribelli dei campioni, bensì dalle gesta tecniche e dalla loro fantasia. Insomma, se all'improvviso il movimento calcistico nazionale ha avvertito la mancanza di geni del pallone come Baggio, Del Piero, Zola, Chiesa e Signori (Totti rimane probabilmente l'unico dell'elitè ancora in attività) un motivo ci sarà. Probabilmente è stato questo l'unico campanello d'allarme fatto risuonare dal Torneo delle Regioni, strimpellato specialmente dai ragazzi delle Juniores, ovvero i giovani più prossimi a tentare lo "sbarco" in categorie superiori.